
Giuseppe Garibaldi e Jack La Bolina
La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi
narrate da Jack La Bolina (Vittorio Vecchi)
precedute da una lettera di Giosuè Carducci
Narro, non fo commenti; ma della verità di ciò che narro, mi fo garante.
Così scrive Vittorio Vecchi e, tra le innumerevoli biografie dell’Eroe dei Due Mondi, questa è senz’altro la più vera, poichè narrata da colui che fin da piccino ebbe modo di vedere e ascoltare Garibaldi, frequentatore della casa paterna.
Il padre, Augusto Vecchi, è stato infatti uno dei principali collaboratori di Garibaldi ed un intero capitolo del libro, Garibaldi e Caprera, è scritto dal padre.
Garibaldi chiamava familiarmente Vittorio lo scrittore, trattandolo come un suo figliuolo. Vittorio Vecchi, che si firmava Jack La Bolina, è stato uno dei più importanti scrittori di mare di fine 800 ed inizio 900.
L’incarico di scrivere la biografia dell’eroe dei due mondi era stato da Nicola Zanichelli conferito in un primo tempo a Giosuè Carducci, il quale in una lettera datata Bologna 21 giugno 1882 indirizzata all’editore si scusa di non potervi adempiere, per difetto e di cognizioni e di documentazione in merito all’uomo e ai fatti.
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La scelta sostitutiva del Vecchj appare la migliore possibile. L’autore conduce il lettore dalla nascita, Nice 4 luglio 1807, alla morte, Caprera 2 giugno ’82, si può dire quasi giorno per giorno, non solo attingendo ad ogni possibile documento e ai testimoni reperibili, ma avendo frequentato il protagonista, del quale era amico.
Il lavoro, dagl’intenti impervi e dal risultato superiore ad ogni più ottimistica aspettativa, è dedicato a Giuseppe Cesare Abba, fuciliere e poeta, primo in ordine alfabetico dei volontari partiti da Quarto per la Sicilia sul “Piemonte” e sul “Lombardo”, i cosiddetti «Mille» – esattamente 1072.
Garibaldi è uomo dai mille volti e dalle mille contraddizioni: è pragmatico ma anche idealista, è capace di infrangere la legge ma lo fa con cristallina onestà. Tutto ciò ha spinto i posteri a vederlo e ricordarlo in tanti modi diversi, anche antitetici.
Lo storico Isnenghi nel “Garibaldi fu ferito: Il mito, le favole.” (Mario Isnenghi, Donzelli 2010), si è guardato bene dal mitizzare e ha cercato di far rivivere l’uomo a tutto tondo, immerso nella sua epoca accanto agli altri grandi, da Mazzini a Cavour. Inserendo citazioni di lettere e documenti e ripercorrendo la mappa ideale dei luoghi segnati dal passaggio dell’eroe, l’autore analizza i vari ritratti cuciti addosso a Garibaldi per metterne a fuoco la figura reale.
Così smonta il mito dell’eroe e lo guarda dall’interno, ma alla fine non può che ricostruirlo. L’indagine porta a un libro di «ragioni per voler bene a Garibaldi», figura di straordinaria vitalità, entrato nella storia forse un po’ «alla garibaldina», ma destinato a rimanere parte irrinunciabile dell’identità nazionale, persino nei modi di dire.
Garibaldi: uomo di mare, Ligure, figliuolo di capitano, prima mozzo, poi marinaro, ribelle, condannato alla fucilazione nella schiena a 27 anni, fuggiasco, sottotenente di vascello nella marineria del Bey di Tunisi, piccolo armatore mercante nelle Americhe, capitano, corsaro, prigioniero e torturato e poi Ammiraglio e Generale, condottiero, dittatore ma nemico dei tiranni, parlamentare, agricoltore, cittadino degli Stati Uniti, della Francia, costruttore d’Italia, liberatore, conquistatore, stratega, idealista e pragmatico, amato nel mondo (non nel mondo germanico), amico di scrittori e poeti come Hugo, Dumas, Dickens, Dora D’Istria, Sand e Daniel Stern, dieci volte ferito, repubblicano fino alla fine ma diceva anche «Vittorio è un Re che si può tolerare», e pronunciò come d’abitudine la consonante l semplice, alla francese.
Un libro da leggere con passione, accettando i limiti di passaggi retorici dettati dal tempo (è stato pubblicato nel 1882 anno della morte di Garibaldi); in certi passaggi avvincente. Belle, belle le pagine di Garibaldi a Caprera scritte da Augusto Vecchi.
Ho scoperto in Giuseppe Garibaldi una figura enormemente più complessa di quanto immaginavo e ancor più affascinante; ve la propongo insieme a Jack La Bolina.
Immagine: Giovanni Fattori (1825- 1908), Garibaldi a Palermo – 1860

