Cadore
di Antonio Lorenzoni
“Nel semicerchio di Alpi, che partendo dai Lessini digradanti a Verona, e, scendendo giù giù, verso Venezia, cingono, come diadema, la pianura veneta, belle, distinte sul fondo oscuro dei colli spiccano nell’azzurro le Alpi bellunesi. Alle radici di quelle cime acuminate, scialbe si spiega, quasi ventaglio semiaperto, la regione cadorina.”
“la bella regione, ove i monti hanno il fascino delle cose alte e pure, i boschi e i prati l’incanto festoso della luce e di i colori, l’aria il profumo vivificante, gli uomini la cortesia e l’energia dei forti.”
“Nell’altipiano cadorino, (…) vi comprendiamo, senza esitare, il distretto di Cortina di Ampezzo, perché per posizione geografica, per costumi, per lingua e per storia è perfettamente cadorino. Perfettamente cadorino, nonostante che esso, fin dal 1518, si sia dato all’Austria e sia, tuttora, un suo dominio per la soverchia scienza geografica e topografica posseduta da chi determinò con l’Austria i confini settentrionali d’Italia, nel 1868.”
Un testo del 1907 particolarmente piacevole – in alcuni tratti anche poetico-, che non dimentica nessun paese del Cadore, e che ne racconta la storia e le storie.
Varrebbe la pena di portarcelo dietro anche oggi, nelle nostre passeggiate lungo questa splendida regione delle Dolomiti.
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Immagine: Guglielmo Talamini (1867-1918) – Una mattina di novembre sul Nuvolau