I grandi viaggiatori
Je voyage, ha detto un pazzo parigino, pour connaître ma géographie.
Il viaggio come itinerario dell’immaginazione verso un mondo ideale, il luogo mitico delle origine del sapere della civiltà, un luogo lontano dalla realtà borghese così superficiale e materialistica.
Il viaggio che nasce dal rifiuto della realtà per cercare quegli ideali di libertà, giustizia e verità nei quali crede l’intellettuale romantico.
E’ lo stupendo potere dell’immaginazione che dà conforto; ormai le scoperte e i viaggi hanno portato a molte conoscenze e certezze e hanno distrutto i sogni.
Il viaggio è ora viaggio dell’immaginazione e la fantasia sprofonda e si perde nel nulla e nell’infinito. E’ ciò che accade a Leopardi che esprime la sua infelicità di vivere, il suo disagio interiore che può trovare un po’ di pace nella assoluta libertà della immaginazione, nell’intuire l’infinito:
“…Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura
………Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare”
Crudeltà del viaggio, ammonisce Canetti: il viaggiatore guarda al mondo con curiosità ed è in qualche modo propenso ad accettare ciò che vede, anche il male e l’ingiustizia, a conoscerli e a capirli piuttosto che a combatterli e a respingerli. Il viaggio nei Paesi totalitari, ad esempio, è sempre un po’ colpevole, una complicità o almeno neutralità di fatto nei confronti delle violenze e delle infamie celate dietro i villaggi Potemkin che si attraversano e dove si trova ospitalità. Eppure, a poco a poco, il viaggiatore scopre, è costretto a scoprire la fraternità e il comune destino del mondo, a sentire che il mondo intero è la sua casa e che solo questo sentimento rende vero il suo amore per la casa lasciata al suo paese, che altrimenti sarebbe un orrido e regressivo feticismo. Come per il vagabondo buonannulla di Eichendorff, amore delle lontananze e amore del focolare coincidono, perché in quel focolare si ama pure il vasto mondo sconosciuto e in quest’ultimo si coglie, anche nelle forme più diverse, l’intimità del focolare. (Claudio Magris)
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Foto: Charles Augustus Lindbergh e il suo Spirit of St. Louis