Raccontare

Raccontare storie ci salva.

Hannah Arendt scriveva che «il racconto rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi»; senza però cercare di catturarlo nella trappola della spiegazione, nella catena dei rapporti causa-effetto. Perché nel racconto c’è sempre una genialità creativa, un incontro con l’inatteso. Il racconto, poi, è per tutti. «Nessuna vita è così insignificante da non poter essere raccontata», scriveva ancora Arendt.

Come scrive Jean Pierre Sonnet, i bambini hanno bisogno di ascoltare dai genitori una storia iniziata prima di loro. Per non sentirsi spaesati, per collocarsi in un mondo più grande di quello che vedono; un mondo che ha un prima e un dopo, che darà senso al loro esserci, che renderà la loro storia l’anello di una catena più lunga e senza fine. È il racconto che ci insegna a vivere.

Le storie parlano del passato ma sono spalancate sul futuro. Per questo non passano. Noi moderni invece rischiamo di rimanere intrappolati nel presente. Per Walter Benjamin, che scriveva nelle prime decadi del novecento, «l’arte di narrare giunge al tramonto», incalzata dalla velocità di una informazione frammentata che ci disorienta.