
Il treno ha fischiato e altre novelle in treno
di Luigi Pirandello
selezione a cura di OttoVenti
Il treno delle novelle pirandelliane si configura come luogo letterario, ove le fragili e dolenti vite dei protagonisti s’incontrano e si scontrano, in un processo dialettico culminante spesso nell’autocoscienza. Sullo sfondo di sale d’aspetto anonime e grigie, di stazioni desolate e desolanti, prendono corpo le storie personali di personaggi, che, per singolarità e varietà, possono ben rappresentare tutto lo spettro dell’umano vivere. (da “Il treno come luogo di conoscenza di sé” di Luigia Forgione)

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Particolarmente significativo il brano di Donna Mimma in viaggio per Palermo:
“Gesù, la ferrovia! Montagne, pianure che si movevano, giravano, e scappavano, via con gli alberi, via con le case sparse e i paesi lontani; e di tratto in tratto l’urto violento d’un palo telegrafico; fischi, scossoni: lo spavento dei ponti e delle gallerie, una dopo l’altra; abbagli e accecamenti, vento e soffocazione in quella tempesta di strepiti, nel bujo… Gesù! Gesù!”
Il desiderio dei protagonisti di scappare dalle loro grigie esistenze, li porta spesso a tagliare i legami con la Terra Madre, il che, in alcuni casi, comporta la perdizione. È il caso di Annicchia, ne La balia.
Anche nella novella Donna Mimma è il treno a determinare il cambiamento del destino della protagonista, intimamente radicata in un mondo arcaico e contadino.
Molto più drammatico, il viaggio in treno per Didì, (protagonista della novella La veste lunga), che parte da Palermo per raggiungere Zùnica, paesino dell’interno, dove l’aspetta un matrimonio combinato.
Il fischio del treno, invece, è, per Belluca, un modo innocente, per uscire dalle spire dell’asfittica quotidianità. In Il treno ha fischiato, il suo è solamente il viaggio della mente, una breve evasione, una fuga da sé. La vita. La vita che sfugge. Che ci sfugge di sotto il naso come un treno che non siamo riusciti a prendere per un soffio.
La morte addosso. Come novella forse ai più non dirà molto, ma se si nomina l’opera teatrale che ne è stata tratta, ovvero “L’uomo dal fiore in bocca” allora è un’altra cosa. La più importante protagonista nella vicenda narrata non è, come si potrebbe essere portati a credere, la morte. La protagonista è, invece proprio la vita. La vita piena di impegni, di commissioni e di stress dell’uomo che entra nel bar dopo aver perso il treno per un soffio, la vita che sfugge via, pian piano ma inesorabilmente, giorno dopo giorno.
Immagine: Edvard Munch, Fumo di treno, 1900
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