
Balene e baleniere
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Il terrore ancestrale verso le balene, gli inseguimenti sugli oceani e il commercio dei capodogli hanno attraversato secoli di storia coinvolgendo maori, eschimesi, indiani d’America, quaccheri, pirati, corsari e padri pellegrini. Dopo secoli di miti e avvistamenti cominciò l’era della caccia sistematica.
Gli ebook di OttoVenti su questo particolare, affascinante, e crudo tema della vita nel mare sono particolarmente importanti; potete scaricarli gratuitamente nelle pagine dedicate a ciascun libro:
1671 | Viaggio di Spizberga o Gronlanda | Friderich Martens |
In Alaska, una serie di mascelle di balene forma il recinto di un cimitero. Gli spermaceti dei capodogli, spalmati sul viso, venivano usati per illuminare la pelle delle donne nel Settecento. Con i fanoni delle balene si fabbricavano busti e corsetti per modellare il corpo femminile. In alternativa, i «denti» venivano utilizzati per ombrelli o come sospensioni delle carrozze. Tutte le parti delle balene, carne, pelle, grassi, lingua sono stati impiegati per soddisfare mille necessità umane. Per l’illuminazione delle città fu una svolta la scoperta dell’olio di balena nelle lampade. Martin Lutero usava una vertebra di balena come sgabello.
1851 | Moby Dick o la balena | Herman Melville |
Le balene però, oltre a servire per gli utensili, hanno fatto anche la storia della letteratura. La letteratura sarebbe irriconoscibile senza la presenza del mare e di queste sublimi bestie, che hanno incarnato fin dalle origini della civiltà quanto di più propriamente letterario potesse esistere: il mistero, l’impulso irrefrenabile della sfida, la spinta verso l’avventura, la sete di vendetta, il male assoluto, la morte che incombe invisibile e minacciosa. La cui fronte rugosa e segnata sembra metafora naturale della letteratura.
Walter Noble Burns rispose a questo annuncio e così iniziò la sua carriera di scrittore con Un anno su un baleniera:
«Cercasi Uomini per una spedizione baleniera; marinai esperti, marinai semplici e mozzi. Non è necessaria esperienza. Grosso guadagno per una spedizione fortunata. Rivolgersi a Levy, No. 12 Washington Street». |
1913 | Un anno con una baleniera | Walter Noble Burns |
Le dimensioni gigantesche, l’ambiguità intrinseca di questo mammifero e il suo carattere oscuro hanno attirato da sempre fantasie di ogni popolazione e intorno a questo animale sono cresciute dicerie, credenze, culti. Fino a sofisticati romanzi venati di teologia.
Il grande pesce che inghiotte Giona, raccontato nella Bibbia, viene sempre rappresentato come una balena («il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona»). In un altro libro fondativo, le Mille e una notte, Sinbad il Marinaio approda su un’isola, che si rivela la parte emersa di una monumentale balena. «In Africa, in Polinesia, in Lapponia, presso gli eschimesi essa simboleggia la discesa verso la morte e la successiva resurrezione. Presso alcune popolazioni indigene del Pacifico, durante una cerimonia di iniziazione, i ragazzi che raggiungono la pubertà vengono lanciati in un simulacro delle fauci spalancate di una balena dal quale riescono uomini». Come Pinocchio.
L’epica della caccia alla balena esplode nell’Ottocento. Diventa leggenda con i grandi scrittori di mare. Il culmine si raggiunge con Moby Dick di Hermann Melville.
«Era la bianchezza della balena che sopra ogni altra cosa mi atterriva», scrive Melville. «Sebbene in molti oggetti naturali la bianchezza accresca raffinatamente la bellezza, quasi le impartisse una sua speciale virtù, come nei marmi, nelle camelie e nelle perle; sebbene vari popoli abbiano in certo modo riconosciuto una qualche supremazia a questo colore (…) pure sempre cova nell’intima idea di questo colore qualcosa di elusivo che incute più panico all’anima di quel rosso che atterrisce nel sangue». |
Melville coglie la capacità di simboleggiare insieme la colpa, il peccato e la ricerca della verità. «La balena personifica un male intelligente – scrive Barbara Spinelli (nel libro Moby Dick o l’ossessione del male, Morcelliana) – un male che possiede i più svariati espedienti per farsi valere, dai più brutali agli astuti e ai seducenti. Ma il principale strumento è il suo essere primordiale».
Per Francisco Coloane – figlio del capitano della prima baleniera del Cile, maestro tanto di Chatwin che di Sepúlveda – la balena è legata al superamento della linea d’ombra. Qui la caccia avviene tra banchi di nebbia, in notti australi senza luna, con la temperatura sotto zero: mare increspato e raffiche di vento gelido. Pedro Nauto, protagonista del suo La scia della balena decide di diventare adulto:
«La baleniera dovette ritardare la partenza e quando si preparava a salpare, dato che mancava un uomo a bordo, il pilota incaricato dell’ingaggio offrì al ragazzo il posto di aiutante in cucina, avendolo visto molto sveglio nello svolgere il suo lavoro. E fu così che Pedro Nauto, imparando un’altra lezione della vita, cioè che la disgrazia di uno può diventare la fortuna di un altro, intraprese inaspettatamente “la scia della balena”» |
Benevolenza e malvagità convivono nella balena, così come odio e amore abitano chi la caccia. A bordo delle baleniere si piange, si prega, si passa dall’euforia all’infelicità; per le condizioni atmosferiche delle regioni artiche i marinai si impiccano, si lasciano cadere in mare. Un terzo delle diserzioni avveniva però nelle isole del Pacifico: terre di donne bellissime e seducenti.
(Testo [modificato e adattato] tratto da un articolo di Francesco Longo pubblicato nel 2012 sul Corriere della Sera)
Immagini:
1) Dutch whalers near Spitsbergen di Abraham Storck (1690)
2) Dal libro Viaggio di Spizberga o Gronlanda di Friderich Martens (1671)