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Dalle profondità del mare (La baleniera Diana)

Charles Edward Smith

Proprio ora (ore 18:15) la burrasca infuria con grande violenza e la notte è calata fitta, nebbiosa e intensamente fredda. Questa è una vita spaventosa. Mi siedo a scrivere su questo diario sera dopo sera con il cuore pesante, perché con ogni probabilità non sarà mai letto da nessuno dei miei amici.

Il dottor Charles Edward Smith (1838–1879), nato nell’Essex, con radici quacchere, aveva 28 anni quando si imbarcò per il viaggio, ed è interessante notare che non aveva ancora completato la sua formazione medica. Si era iscritto all’Università di Edimburgo, ma fu distratto dagli studi da lunghe escursioni a piedi nelle Highlands, dove scoprì un interesse per la storia naturale che lo avrebbe accompagnato per il resto della vita. Questo, insieme alla scrittura di versi umoristici, lo portò a trascurare gli studi. Desiderava finanziare il resto della sua laurea da solo, poiché non voleva far pagare ulteriori spese al padre, così Smith decise di arruolarsi come chirurgo su una baleniera. Ciò gli avrebbe dato un’esperienza pratica e un reddito per finanziare il resto della sua formazione medica.

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A bordo di una baleniera, il chirurgo di bordo era responsabile della salute dell’equipaggio, occupandosi di malattie e infortuni. Prevenire e curare epidemie di pidocchi, malattie e scorbuto era una priorità, poiché le baleniere sarebbero rimaste in mare per mesi e l’equipaggio doveva mantenersi in salute per garantire il buon funzionamento della nave e il morale di tutti a bordo. Tuttavia, il ruolo del chirurgo includeva anche la tenuta del diario di bordo e il ruolo di impiegato.

Smith chiarisce fin dall’inizio che questo diario non sarà solo un “semplice registro”, ma un’onnicomprensiva raccolta di ogni sorta di miscellanea.

Il diario di Smith fu successivamente ritrovato, curato e pubblicato nel 1922 dal figlio Charles Edward Smith Harris (anche lui medico), con il titolo From the Deep of the Sea: Being the Diary of the Late Charles Edward Smith, M.R.C.S., Surgeon of the Whale-Ship Diana, of Hull.

La baleniera a elica “Diana” lasciò Hull (città della contea East Riding of Yorkshire) al comando del Capitano Gravill lunedì 19 febbraio 1866. La “Diana” era stata costruita in Germania nel 1840 e il motore a vapore era stato equipaggiato dal cantiere navale Earles di Hull nel 1858, rendendola la prima baleniera britannica a vapore. Si fermò a Lerwick, nelle Shetland, per integrare l’equipaggio con uomini abili alla manovra ed al lavoro sulle piccole imbarcazioni.

Durante questa missione, la nave rimase intrappolata nei ghiacci per oltre sei mesi, affrontando condizioni estreme che portarono alla morte di diversi membri dell’equipaggio, incluso il capitano John Gravill. Smith documentò meticolosamente questa esperienza nel suo diario, offrendo un resoconto dettagliato delle difficoltà affrontate, tra cui la scarsità di viveri, il freddo intenso, lo scorbuto e la necessità di bruciare parti della nave per sopravvivere.​

Mercoledì 7 novembre. — La scorsa notte è stata, direi, una notte orribile. La nave gemeva e scricchiolava sotto la pesante pressione del ghiaccio, il nostro bacino di ghiaccio si era rotto, il vento soffiava forti raffiche da sud-ovest e stava spingendo il pack con forza sulla terraferma; la notte era buia, selvaggia e cupa. Non eravamo in grado di percepire l’entità del nostro pericolo, incerti se la nave avrebbe resistito fino all’alba. Con una lunga notte di sedici ore, l’oscurità passava stancamente e con ansia. Non si riusciva a dormire nella propria cuccetta ed era del tutto impossibile fare qualsiasi cosa per aiutare la nave. Notti come quella passata non si dimenticano mai.

Il dottor Smith portò a bordo il suo cane, Gyp, mentre il capitano Gravill era accompagnato dal suo canarino domestico che aveva già effettuato diverse spedizioni nell’Artico! Il macchinista portò a bordo il suo fanello. Nel corso del tragico viaggio, Gyp dovette essere abbattuto perché non c’era cibo per sfamare il cane. Il canarino del capitano sopravvisse, ma purtroppo il fanello morì accidentalmente.

L’opera è una testimonianza significativa della vita a bordo di una baleniera nel XIX secolo e delle sfide delle spedizioni artiche, ed è apprezzata per la sua autenticità e per l’introspezione personale che offre. Il chirurgo Smith è inoltre capace di trasmettere le angosce, le paure e le speranze di un gruppo d’uomini disperato.

Immagine:
1) Whaling in the South Seas – The Illustrated Australian news; 1st March 1894
2) Disegno dell’autore trovato nel diario: la flotta di baleniere fra i ghiacci



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