Viaggi

L’EUROPA DALLO SPECCHIETTO RETROVISORE

di ROBERT BYRON

Un poliziotto, che passeggiava placidamente sul lato sinistro di Upper Brook Street alle dieci e mezza della afosa notte di venerdì 1° agosto 1925, fu sorpreso di trovare distese per lungo sul marciapiede tre figure reclinate, che studiavano una mappa alla fioca luce verde di un lampione sopra di loro.
“Fuori attraverso Finchley,” mormorò una voce, “poi oltre Hatfield fino a Peterborough, lasciando Cambridge sulla destra.”
Questo fu deciso. La mappa fu piegata. E le tre figure, David Henniker, Simon O’Neill ed io, ci alzammo e ci dirigemmo verso l’auto. Con un’ultima occhiata, il poliziotto continuò per la sua strada, scrutando con aria impassibile l’interminabile successione di ringhiere che fiancheggiavano il resto della strada.

Robert Byron (1905-1941) è considerato uno dei più grandi scrittori di viaggio del XX secolo, nonché un noto critico d’arte e storico. Morì nella seconda guerra mondiale a soli 35 anni, disperso quando la sua nave fu silurata da un sottomarino tedesco al largo di Capo Wrath. Eppure, nei suoi brevi 15 anni da scrittore, raggiunse risultati sorprendenti. Fu un viaggiatore coraggioso ed energico, uno storico dell’arte di straordinaria erudizione e un profondo conoscitore di civiltà.

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Bruce Chatwin, a proposito del capolavoro di Byron “The Road to Oxiana”, che amava come pochi altri libri e contribuì efficacemente a far riscoprire, annotò: «La mia copia personale – ormai priva della rilegatura e tutta macchiata, dopo quattro viaggi nell’Asia centrale – mi accompagna da quando avevo quindici anni».

Europe in the Looking Glass“, che abbiamo tradotto “L’Europa dallo specchietto retrovisore” racconta un viaggio in auto attraverso l’Europa nel 1925 offrendo uno specchio degli eventi e della nazionalità sia di allora che di oggi.

Nel 1925, dopo essere stato espulso dall’Università di Oxford per “reati minori” e aver vagato senza meta per Londra, Robert Byron e due amici partirono per il continente. Come per il suo celebre omonimo prima di lui, si sarebbe trattato di un Grand Tour, ma fatto in auto. Il resoconto ironico e pieno di annotazioni di Byron rimase fuori stampa per quasi cento anni. È stato recentemente recuperato e ripubblicato, permettendoci di riscoprire Byron e di cogliere un affascinante scorcio dell’Europa fra le due grandi guerre e della sua calma relativamente soleggiata prima che il sole si oscurasse.

Racconta la storia, oggi la definiremo forse una “zingarata”, di tre giovani ricchi inglesi che attraversano il continente a bordo di un’auto inaffidabile, incontrando lungo il cammino l’ascesa del fascismo italiano e l’anarchia della Grecia.

In altre parole, il libro offre uno specchio avvincente dell’Europa con l’ulteriore vantaggio di essere arguto, colorito e ricco di spunti di riflessione su personaggi come i ragazzi del movimento Wandervogel, i rumorosi turisti americani, i fascisti bolognesi, le libere ragazze americane e i commercianti greci.

La conclusione offre ai viaggiatori (e a tutti noi) una nuova prospettiva sulla loro patria, nonché sui paesi e le culture che esplorano insieme; e poi le ultime parole del libro scritte quando orami era tornato in Inghilterra, sono parole attualissime: “Chinandomi per scaldarmi le mani sui ceppi, provai un nuovo orgoglio di stirpe: l’orgoglio di essere, oltre che inglese, europeo.

Immagine: Gran Premio – Cesare Andreoni, 1931



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