Viaggi

Scalate nelle Alpi negli anni 1860-69

di Edward Whymper

“Fatica e piacere, per loro natura opposti, sono tuttavia legati insieme da una sorta di connessione necessaria.” T. Livio

Ecco a voi un classico della letteratura di montagna con una nuova traduzione di OttoVenti: il diario autobiografico che Whymper ha scritto delle sue scalate nelle Alpi e soprattutto della conquista del Cervino, e che è stato pubblicato a Londra nel 1871 e in pochi anni è diventato il best seller della letteratura di montagna, con continue ristampe e molte traduzioni.

Whymper, di mestiere era un disegnatore ed incisore ed, oltre che un grande alpinista, era anche un ottimo scrittore. Ne viene fuori un libro che trascina il lettore, e che disegna quadri della montagna della seconda metà dell’800, sia di quella vissuta dai turisti del tempo, che quella vissuta spesso miseramente dai montanari di 150 anni fa, ben diversa da quella di oggi.

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Ma le lezioni di alpinismo che permeano le splendide pagine, si mescolano alle lezioni di vita, perché affrontare la montagna, per Whymper, è affrontare la vita; conclude questo splendido libro con queste parole: “Vedo le grandi vette con le cime nuvolose, che sembrano salire per sempre; sento la musica delle mandrie lontane, lo jodel del contadino e le solenni campane della chiesa; e sento il profumo fragrante dei pini; e dopo che questi sono passati, subentra un’altra serie di pensieri – di coloro che sono stati retti, coraggiosi e veri; di cuori gentili e azioni audaci; e di cortesie ricevute da mani sconosciute, inezie di per sé, ma espressive di quella buona volontà verso gli uomini che è l’essenza della carità.

Ma la tragedia incombe: “ci sono stati dolori sui quali non ho osato soffermarmi; e con questi in mente dico: salite, se volete, ma ricordate che coraggio e forza non sono nulla senza prudenza, e che una negligenza momentanea può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla di fretta, prestate attenzione ad ogni passo, e fin dall’inizio pensate a quale potrebbe essere la fine.

Il suo libro ci mostra il nuovo sport dell’alpinismo che si inventa strada facendo. Negli anni ’60 dell’Ottocento non si sapeva cosa fosse l’alpinismo. Whymper, senza pensarci davvero, si assunse un livello estremamente alto di rischio personale. Mentre scalava in solitaria la cresta italiana inviolata del Cervino, si ferma per una spiegazione di come ciò che sta facendo sia “difficile ma non pericoloso”; non ci ripensa, né modifica il suo pensiero quando, due pagine dopo, scivola dai pendii della Tête du Lion. Cade per circa 60 m lungo la successiva via di salita di Mummery e Burgener, ma capita che si incastri contro la parete del canalone appena prima dell’ultimo salto di 250 m sul ghiacciaio (la descrizione dell’incidente è memorabile; da leggere e rileggere).

Durante gli anni ’60 dell’Ottocento Whymper fece sei tentativi sulla cresta italiana del Cervino, a volte da solo, più spesso con la guida italiana Jean-Antoine Carrel.

E così, il 14 luglio 1865, parte per il suo settimo tentativo sulla montagna. Ma questa volta, dopo cinque anni di scalate in solitaria o con guide affidabili, si ritrova con un’intera banda di persone con cui non ha mai scalato in vita sua: il giovane Lord Francis Douglas, il reverendo Charles Hudson e il suo amico adolescente Douglas Hadow, Michel Croz, guida esperta e abile di Chamonix, Peter Taugwalder, guida di Zermatt e suo figlio, il giovane Peter che è lì come portatore.

Poi, dopo la conquista, la caduta, la rottura della corda, la tragedia.

Immagini:
– “The Matterhorn from near the summit of the Theodule Pass” – Image on page 117 of “Scrambles amongst the Alps” di Edward Whymper
– Gli altri disegni ed incisioni presenti sempre nel testo originale, sono sempre di Edward Whymper.
– L’ultima immagine è “Absturz am Matterhornbeim Abstieg nach der Erstbesteigung” “Caduta sul Cervino durante la discesa dopo la prima salita” di Gustave Dorè –

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