
Il Carnet Verde di M.lle D’Angeville
di Henriette d’Angeville
“Cambio i miei abiti da donna con quello della “fidanzata del Monte Bianco” (di cui ho fornito i dettagli all’inizio di questi appunti), le luci vengono issate in cima ai bastoni, si preparano i giacigli . – La luna colpisce con i suoi primi raggi il Dôme du Goûté. – I ghiacciai sono nell’ombra, la catena di rocce dei Grands-Mulets e il Monte Maudit li incorniciano con le loro guglie nere e aguzze. – La catena delle Aravis è nella foschia e sulla catena del Brévent, la cui cima è illuminata dalla luna, si proietta l’ombra delle guglie del Monte Bianco, la cima innevata del Buet domina questo quadro pieno di poesia a cui penserò mentre mi stendo sulla mia brandina e alla cui vista scrivo questa descrizione nel momento stesso dell’impressione che mi suscita. Ah! se fossi poeta, quale inno sgorgherebbe dalla mia lira!“
Henriette d’Angeville (1794-1871) fu una donna anticonformista e avventurosa, appassionata di montagna. La sua ascesa al Monte Bianco nel 1838, a 44 anni, fu un’impresa notevole e il suo diario, pubblicato postumo nel 1900, è una testimonianza preziosa non solo della sua avventura, ma anche della società e della cultura del tempo.
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Henriette d’Angeville è innamorata. Il suo “amante glaciale” la ossessiona. Ha una cattiva fama: ha suscitato tante passioni e causato la morte di tanti alpinisti. La “Montagna Maledetta” è pericolosa e imprevedibile. La signorina d’Angeville non ha paura. A quarantaquattro anni, non vede l’ora di raggiungerlo. Nel settembre del 1838, eccola a Chamonix. Affiancata da dodici guide alpine e dotata del suo bastone con la punta in corno di camoscio, può contare sulla sua incrollabile volontà e sul suo “garretto fortissimo” per raggiungere il tetto d’Europa. Tra il terrore degli abissi e i romantici tramonti, la “fidanzata del Monte Bianco” beve bicchieri di limonata, attraversa crepacci su una scala e annota le tappe della sua ascesa nel corso delle ore sul suo famoso taccuino verde. L’intrepida ha anche stile. Sotto la sua penna si susseguono valanghe e seracchi; carrozze, regali, incontri cene e tanti tanti inviti.
Henriette d’Angeville (1794-1871), figlia dell’Illuminismo, prima donna a raggiungere la vetta del Monte Bianco senza aiuti, fu una pioniera dell’alpinismo. La sua storia, da lei stessa raccontata, è un grido di gioia sull’orlo dell’abisso.
Per la storia dell’alpinismo il «Carnet vert» rappresenta una preziosa memoria alla quale la personalità della scalatrice dà un particolare sapore per il misto d’ingenuità che par quasi impossibile sia riuscito a mantenersi in una atmosfera di raffinatezza, forza morale, dolcezza, fermezza e un’attenzione estrema alle persone che incontra; bello e pieno di storia l’incontro con Marie Paradis (soeur du Mont-Blanc).
Un piccolo libro da leggere con piacere e che ti fa vivere con leggerezza, ma con rispetto, la grande avventura dell’alpinismo che da poco era nato proprio sul Monte Bianco.

Immagini: Henriette d’Angeville e il suo seguito durante la salita al Monte Bianco in litografie di F. Baumann (1886-1944)
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