
Memorie di Vailima
di Isobel Osbourne Field e Lloyd Osbourne
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“Memorie di Vailima” (titolo originale “Vailima Table-Talk“) è un’opera affascinante che ci offre uno sguardo intimo e prezioso sulla vita di Robert Louis Stevenson e della sua famiglia a Samoa, negli ultimi anni della sua esistenza. Sebbene il titolo suggerisca una raccolta di conversazioni informali, il libro è molto di più: è un ritratto vivido e affettuoso di un uomo straordinario e del suo impatto profondo su una cultura lontana.
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In samoano:
Robert Louis Stevenson era chiamato Tusitala
Fanny Van de Grift Osbourne (la moglie) era chiamato Aolele
L’autrice principale di “Memorie di Vailima” è Isobel Osbourne Field, spesso chiamata “Belle”. Era la figliastra di Robert Louis Stevenson, nata dal primo matrimonio di sua madre, Fanny Van de Grift Osbourne ed acquisì il cognome Strong con il suo primo matrimonio. Belle visse a lungo a Vailima con Stevenson e la sua famiglia, diventando una testimone privilegiata della loro quotidianità, delle loro interazioni con i samoani e dell’influenza crescente di Stevenson sull’isola. La sua prospettiva interna e il suo affetto per il patrigno sono palpabili in ogni pagina, rendendo il racconto incredibilmente personale e toccante.
Il libro include anche contributi significativi da parte di Lloyd Osbourne, il figlio naturale di Fanny e quindi fratellastro di Belle, nonché figliastro di Stevenson. Lloyd fu un collaboratore letterario di Stevenson in alcune opere e visse anch’egli a Vailima, condividendo molte delle esperienze narrate. La sua presenza e i suoi ricordi arricchiscono ulteriormente il quadro della vita familiare e sociale a Samoa.
“Memorie di Vailima” non è solo una cronaca di eventi, ma un’esplorazione delle dinamiche culturali, delle curiosità quotidiane e dei legami profondi che Stevenson strinse con il popolo samoano. Attraverso gli occhi di Belle e Lloyd, emergono la generosità di Tusitala (il “Narratore”, come i samoani chiamavano Stevenson), la sua giustizia, il suo spirito avventuroso e il profondo rispetto reciproco che caratterizzava i suoi rapporti con i nativi. Il libro è una testimonianza commovente di come Stevenson, l’uomo di lettere scozzese, divenne un “capo” amato e rispettato in una terra lontana, lasciando un’eredità che ancora oggi risuona nelle tradizioni samoane.
Geme e piangi, o mio cuore nel suo dolore!
Ahimè per Tusitala, che riposa nella foresta!
Aspettiamo senza meta, e addolorati; tornerà di nuovo?
Lamentati, o Vailima! Aspettando e sempre aspettando!
Cerchiamo e chiediamo ai capitani delle navi:
“Non siate arrabbiati, ma Tusitala non è forse venuto?”
Addolorati, o mio cuore! Non sopporto di guardare
Tutti i capi che si stanno radunando.
Ahimè, Tusitala, tu non sei qui!
Guardo qua e là, invano, per te.
Immagine: Robert Louis Stevenson – di John Singer Sargent (1856-1925)
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