
Io e le montagne – Una vita errante
di Theodor Wundt
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“Ich und die Berge – Ein Wanderleben” di Theodor Wundt (1858-1929) è un’opera che, pur essendo di grande valore storico e letterario, non gode di una vasta notorietà al giorno d’oggi. Si può quindi considerare un libro in parte dimenticato dal grande pubblico. Non risulta esserci alcuna traduzione in italiano e quindi questa traduzione di OttoVenti sarebbe la prima.
L’opera, pubblicata nel 1917, è profondamente legata al contesto dell’alpinismo di fine ‘800 e inizio ‘900, un periodo in cui l’esplorazione alpina era in pieno sviluppo. Ma al di là dell’alpinismo è anche un profonda opera interiore di ricerca dell’autore; una ricerca che inizia a 19 anni e che continua per tutta la vita.
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E’ uno splendido libro, emozionante, coinvolgente; è uno di quei libri che dispiace lasciare e, in qualche modo, il lettore segue la vita dello scrittore e alpinista, scopre la montagna, si innamora con lui, si sposa, cresce i figli, e poi invecchia, vede morire un figlio in guerra (siamo nel 1916) e deve infine rinunciare alle grandi scalate e rimanere nelle valli. Tutto cambia, solo le montagne rimangono uguali; quelle montagne che ha affrontato per una vita intera.
Ma è anche il rapporto con la gente di montagna che scandisce il tempo e che insegna all’alpinista Theodor Wundt e a noi il rispetto e l’amore infinito per le cime; Michel Innerkoffler nato a Sesto nel 1848, era arrivato a Schluderbach (Carbonin) nel 1872 e morì nel Cristallo nel 1888; Michele Bettega del 1853, di San Martino di Castrozza, un uomo magnifico e una guida di prima classe, la prima e la più celebre fra le guide di Primiero; Johann Niederwieser, detto Stabeler del 1853, di Campo Tures che morì sempre in montagna nel 1902. Queste tre figure di uomini di montagna sono ben tratteggiate insieme a molte altre che hanno popolato la vita di alpinista di Wundt.

Ma Wundt è stato anche un gran fotografo di montagna e le sue avventure con la macchina fotografica sono splendide. Molte sue fotografie sono presenti nel testo originale tedesco e di queste riportiamo solo alcuni schizzi..
Di lui Edmondo De Amicis scriveva: “Era un gigante, una testa più alto di tutti gli altri. Se vivessi cent’anni, non dimenticherei mai il suo aspetto, il suo carattere, il suo modo di parlare. Lo si aspettava con desiderio a Breuil, dove trascorre da anni alcuni giorni d’estate. (…) Un unno, sentii dire di lui, un orso della Foresta Nera e anche: il Cervino come uomo. – Doveva avere 44 anni, ma sembrava che non fosse mai stato più giovane e che non sarebbe mai potuto invecchiare: una roccia in forma umana, a cui il vento alpino ha dato vita.

Immagini:
– Alpine View, 1895 – Anton Paul HEILMANN
– Michel Innerkoffler
– Theodor Wundt e Frau Maud
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