Sette cacciatori, un medico, un parroco …ed altre storie
Monte Rosa: montagna d’Europa
con testi di
Leonardo da Vinci, Luigi Vaccaroni, Giuseppe Farinetti, Giovanni Oberto, Guido Rey, G. Luigi De Bartolomeis, Carlo Restelli, Vittorio Sella, Francesco Porro
tratti dagli originali dell’ottocento
Il Monte Rosa è il massiccio montuoso più esteso delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, nonché quello con l’altitudine media più elevata (vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina) e quindi d’Europa.
Sono sette le valli che nascono dal Monte Rosa:
>in Italia (su cui insistono i tre quarti del massiccio):
Valtournenche (valdostano)
Val d’Ayas (valdostano)
Valle del Lys (o di Gressoney) (valdostano)
Valsesia (piemontese);
Valle Anzasca (piemontese);
> in Svizzera:
Mattertal (con Zermatt)
Saastal (con Saas-Almagell).
Il libro che vi presentiamo è un’antologia di alpinismo dell’800, con testi raccolti da riviste dell’epoca alcuni dei quali scritti da grandi alpinisti come Guido Rey, Luigi Vaccaroni, Vittorio Sella, ma anche da storie raccolte da testi del Regno di Sardegna, del teologo alpinista Giuseppe Farinetti. Abbiamo aggiunto una sezione di Documenti nella quale ad esempio si descrive la costruzione e l’inaugurazione della Capanna Margherita sulla Punta Gnifetti.
Per esempio:
La mole del Monte Rosa, sempre vista da levante, s’innalza gradatamente dalla Punta Giordani, 4050 m., al Nordend, 4612 m.; da quel punto la giogaja precipita per 700 metri al Colle del Jäger, 3900 m. circa. Le date delle prime ascensioni si succedono press’a poco nello stesso ordine, incominciando dalla Punta Giordani, ascesa nel 1801. Ed è naturale, considerata la configurazione delle valli, che da Gressoney e da Zermatt si desse l’assalto alla misteriosa montagna prima che da Alagna o da Macugnaga.
Chi dalla pianura lombarda, dalle Prealpi centrali o da qualche vetta dell’Appennino settentrionale, guarda verso ponente, scorge all’orizzonte, quando l’aria è limpida, una mole biancheggiante che signoreggia tutta la cerchia alpina. Quella grande parete rivestita di ghiaccio che si profila si maestosamente sul cielo, appare come il fantasma d’una regione misteriosa e straordinaria; e non v’ha persona che senta le bellezze naturali che non ne subisca il fascino. Sotto il bacio dell’aurora, la montagna si tinge d’un color roseo che ci darebbe la più semplice e naturale etimologia del nome, Monte Rosa, se i linguisti, gente senza poesia, non ne proponessero altre non meno incerte, ma più erudite e ostiche.
“Figli di cani! se casco io andate giù tutti!” Queste parole di colore oscuro ci piombarono addosso nel più bello; era quel demonio di Zurbriggen che di lassù, dalla costa di un seracco, in posizione un po’ grama, ci richiamava cortesemente all’ordine. Se aveste veduto come si tese la corda fra noi per incanto, e come le piccozze stettero salde nel ghiaccio, «si ci spronaron le parole sue».
Ricordiamo che, sempre sul Monte Rosa, abbiamo pubblicato un bellissimo testo di Giovanni Gnifetti, parroco di Alagna e grande alpinista, che potrete scaricare al seguente Link: Nozioni topografiche del Monte Rosa ed ascensioni su di esso
Immagine: Fotografia di Vittorio Sella (1859 – 1943): Colle del Lys – Monte Rosa