Le spedizioni alle origini del Nilo
di Giovanni Miani
L’enigma delle sorgenti del Nilo fu uno dei misteri del mondo antico che ossessionò per lungo tempo faraoni e imperatori, esploratori e viaggiatori, e che trovò la sua soluzione solo nella seconda metà del XIX secolo.
La ricerca delle sorgenti del Nilo si protrarrà fino agli anni Settanta dell’Ottocento con le avventurose esplorazioni africane di David Livingstone, Richard Burton, John Speke, i coniugi Samuel e Florence Baker e Henry Stanley. Ma tra gli esploratori ci fu anche il veneto Giovanni Miani che nel 1860 era arrivato a 3° 32 ’ di latitudine Nord a meno di cento chilometri dalle sorgenti del Nilo.
Ecco il racconto in prima persona dell’eclettico, avventuroso, solitario e tragico musicologo, patriota, esploratore, poeta e scrittore Giovanni Miani. I contorni delle sue spedizioni e delle collezioni da lui riportate si sono ammantate di confusi ricordi ed errate memorie, ma la sua ottocentesca storia è da leggere e le sue collezioni da ammirare a Venezia.
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Il Museo di Storia Naturale di Venezia (MSN) raccoglie la collezione donata alla città da Giovanni Miani (nel 1862) e gli dedica una sala. Sentiamo la presentazione del Direttore del MSN Luca Mizzan:
Il giornalista e scrittore Toso Fei, ci racconta Miani in un minuto
Un eclettico e complesso avventuriero
Un avventuriero ossessionato da un ideale eroico, mercante, artigiano dell’esplorazione: l’opinione degli storiografi su Giovanni Miani (1810 1872) è molto controversa, i suoi diari danno occasione a molte analisi.
Durante la seconda metà del XIX secolo l’Africa è entrata a far parte della storia politica ed economica dell’Europa moderna come elemento determinante.
I viaggi di Miani sono una delle tante prove che hanno sottoposto l’umanesimo occidentale al tempo del nascente colonialismo in Africa. Il mistero delle sorgenti del Nilo si trasformò in un problema, non solo geografico ma anche politico, economico e sociale. Il viaggio di Miani entra a far parte di questo contesto generale, ma i diari del viaggiatore ne evidenziano alcune peculiarità. Da un lato riportano ai viaggi di Miani una dimensione particolare: non erano solo semplici esplorazioni, ma tentativi, solo parzialmente coscienti, di conoscere se stesso. D’altra parte sono la preziosa testimonianza della mascherata dell’alterità africana costruita dal viaggiatore italiano. In un susseguirsi di guai, dolori e parziali fallimenti, il 20 marzo 1860 Miani toccò il punto più avanzato raggiunto fino a quel momento sulla via del Nilo, in un villaggio chiamato Galuffi, a circa 3° e 34′ di latitudine nord.
(da “La prova del viaggio – Giovanni Miani e le sorgenti del Nilo” di Gianluca Reddavide Università degli Studi di Roma «Tor Vergata», Facoltà di Lettere e Filosofia, Cattedra di Storia delle religioni)
Qui Miani, prima di tornare sui suoi passi, nella speranza di poter successivamente completare l’opera, incise provvidenzialmente le sue iniziali sul tronco del grande Tamarindo che sorgeva nel villaggio. L’albero, divenuto poi famoso fra gli esploratori come l’Albero del Viaggiatore fu trovato da Speke e Grant tre anni dopo, dando loro la certezza di essere ritornati sul Nilo. (Luca Mizzan)
Immagine: Giovanni Miani – Ritratto di anonimo