
Lettere dalle alte latitudini
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Resoconto di un viaggio nel 1856 dello yacht goletta “Foam” in Islanda, Jan Mayen e Spitsbergen.
di Frederick Hamilton-Temple-Blackwood, marchese di Dufferin e Ava già Governatore Generale del Canada e successivamente Viceré dell’India.
Lord Dufferin presumibilmente scrisse lettere alla madre durante questo viaggio epico, e queste lettere formano una sorta di diario che è il libro ed è probabilmente uno dei primi diari di viaggio, che ha dato il via a una moda per quelli successivi; una lettura fantastica, che si sia interessati o meno alla vela, alla storia o all’Islanda.

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E’ la storia di un intrepido avventuriero, un ricco lord che sarà anche uno dei più potenti uomini d’Inghilterra. Amava sua madre. Affrontava il pericolo come una cosa naturale nel perseguire il suo hobby: l’esplorazione estrema. Ma poi, cosa non secondaria, i suoi giri di parole erano eleganti come gli abiti che indossava.
Lo stile di scrittura laconico di Dufferin è perfetto per descrivere “grandi” esperienze della vita come il campeggio in Islanda (con tanto di facchini, servi e cuochi), o una festa a bordo dello yacht di Napoleone III, il Reine Hortense. Una serata di gala nel porto di Reykjavik con una cucina raffinata, un eccesso di costosi alcolici e un’orchestra per ballare, decorazioni elaborate, costumi, oggetti di scena, canzoni e balli e un equipaggio di marinai festaioli allegramente stravaganti.
Dufferin tratteggia i suoi compagni di viaggio e le persone che incontrano lungo il cammino. Descrive il comportamento del suo cuoco durante un periodo difficile mentre il Foam yacht da 80 tonnellate, passava tra gli iceberg e tutti gli uomini erano sul ponte per respingerli. Il cuoco che “rompendo – ricordo – nello stesso momento, sia il lucernario della cabina, sia un remo, in un duello con un grosso iceberg che non ci stava facendo alcun danno particolare, ma contro il quale sembrava aver improvvisamente concepito un violento rancore“. Il servitore di Dufferin, il malinconico Wilson, descritto così: “Ai suoi occhi la vita è un continuo riempire secchi che perdono, e un rotolare pietre su per la collina… Professa solo una fede limitata nella sua stella, e il successo con lui è quasi una delusione“. Sigurdr, lo studente islandese di legge guida e amico, il signor Ebenezer Wyse, il maestro di vela, il dottor Fitz e altri prendono tutti vita nelle lettere di Dufferin.
Ma anche il ballo con Madame Hghelghghagllaghem. “Per la pronuncia di questo cognome polisillabico, posso darvi solo alcune semplici istruzioni; iniziate con un leggero colpo di tosse, continuate con un gorgoglio in gola, e finite con il primo movimento convulso di uno starnuto, impartendo all’intera operazione una delicata inflessione nasale. Se il risultato non si avvicina al suono richiesto, dovete rinunciare a ogni speranza di raggiungerlo, come ho fatto io.“
Un viaggio vero fra i ghiacci, un umorismo inglese a volte travolgente, ma anche pezzi di storia del mondo nordico.
Perché mai prima d’ora non sia stato tradotto in italiano, è un mistero. OttoVenti, ci ha provato e lo presenta con un certo pudore: è un grande classico inglese ed un classico mondiale della letteratura di viaggio. Godetevelo.
Immagini: dal testo originale inglese del 1856
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